LA GIURIA COMPOSTA DA RAPPRESENTANTI DI WITNESS JOURNAL, ARCI BOLOGNA, QR PHOTOGALLERY, TERZO TROPICO E TEMPO E DIAFRAMMA HA DESIGNATO I CINQUE VINCITORI DELL’EDIZIONE 2022 DI ‘CLOSER – DENTRO IL REPORTAGE’ UN EVENTO DEDICATO ALLA FOTOGRAFIA SOCIALE E DOCUMENTARIA.
Foto in copertina di Aldo feroce
Il 28 giugno si è riunita la giuria, composta dalle Associazioni promotrici di Closer 2022, per valutare i lavori che saranno esposti in autunno presso QR Photogallery di Bologna. Come ogni anno l’alta qualità dei progetti presentati ha reso ardua la decisione. Questi i lavori selezionati:
Cracking the monolith di Baldisserri Fiorella e Franceschini Isabella
Boxe all’italiana di Bergami Matteo
Il palazzo dei destini incrociati di Feroce Aldo
Il deserto di Putin di Romeo Pietro
Cereso di Stefanizzi Daniele
Presto verranno comunicate le date e il programma del Festival.
Cracking the monolith
di Baldisserri Fiorella e Franceschini Isabella
Basta una consonante per scoprire una rivoluzione e una speranza. Da Bar Mitzvah (rito maschile) a Bat Mitzvah (femminile) c’è solo una r che diventa una t, ma a Bologna nel 2021 accade qualcosa di molto più potente: l’accesso all’età adulta di una ragazzina di famiglia ebraica appartenente al movimento riformista che da quattro secoli persegue un cambiamento possibile. Inclusione e salvaguardia della tradizione. Una contrapposizione delicata verso la granitica pratica chassidica che considera la donna che parla e legge a voce alta irrispettosa nei confronti di Dio. Voce come centro di riscatto, integrazione, parità. Una mamma ebrea sefardita progressista vuole per i suoi figli l’uguaglianza di fronte a Dio e agli uomini. Il Bat Mitzvah riformato diventa futuro e speranza per Noa, che porta in braccio i sacri rotoli mentre la Rabbina officia l’antico rito religioso, simbolico e legale del diventare adulti. Le congregazioni riformate, sono 1200 in 40 paesi, e contano 1.500.000 ebrei, testimoni di un’adattamento che supera qualsiasi stereotipo.
Boxe all’Italiana
di Bergami Matteo
Pamela Malvina Noutcho Sawa è nata a Bafia in Camerun nel 1992 e vive in Italia dal 2000, lavora come infermiera all’ospedale Maggiore di Bologna e quest’anno con la Bolognina Boxe ha vinto il titolo nella categoria 64 Kg nel 2020. La pugile non può combattere in Nazionale perché non ha ancora la cittadinanza. “Per molti la cittadinanza è il lasciapassare che permette di fare il passo in più, gareggiare a livello internazionale. Lo sport per sua natura ti spinge a sfidare i tuoi limiti per riuscire a migliorarti sempre di più. Non poter combattere ad eventi come gli Europei, i Mondiali o le Olimpiadi è frustrante anche dal punto di vista personale perché non hai potere d’azione, dipendi da tempistiche giuridiche.” “La cittadinanza non é una questione di merito ma di diritto. Occorrerebbe un movimento di sensibilizzazione di massa, non solo nello sport ma anche per le persone che incontri ogni giorno, nel quotidiano, a quelli che dicono non esistono neri Italiani.” Nel 2022 ci sarà l’esordio come professionista dell’atleta.
Il palazzo dei destini incrociati
di Feroce Aldo
Il nuovo Corviale chiamato anche “Serpentone” è un Palazzo lungo circa 1 km che sorge in periferia ovest di Roma, nato alla fine degli anni ‘70 per fronteggiare la crisi abitativa. Sin dalla sua nascita questo luogo è stato sinonimo di degrado e delinquenza soprattutto per un malessere gestionale, tanto da farlo diventare uno dei quartieri simbolo di Roma. La storia vede uomini e donne catapultati in un luogo privo di infrastrutture, con addosso ancora le ferite causate dallo strappo dello sfratto di massa, costrette ad un convivere per forza o per ragione. Persone che hanno dovuto riorganizzare la loro vita con mille difficoltà, cercando di reinventarsela, di colorarla, di viverla con nuove regole e soprattutto con il fai da te. Mentre da anni si parla di riqualificare il Corviale, facendo progetti sulla materia, l’intento dell’autore è stato quello di dare voce e far conoscere il lato umano dei più deboli o meglio gli “invisibili” di cui spesso ci si dimentica, o si parla in modo stereotipato.
Il deserto di Putin
di Romeo Pietro
Un paesaggio lunare battuto dai venti, chilometri di steppa e sabbia a perdita d’occhio, villaggi isolati e stazioni di servizio abbandonate. L’angolo più arido della Russia e del continente europeo si trova a mille chilometri da Mosca. La Repubblica Autonoma di Calmucchia è una terra affacciata sul Mar Caspio che mostra ancora le tracce della storia sovietica. La principale è la desertificazione, causata dall’allevamento intensivo imposto dal governo dopo la morte di Stalin. Già alla fine degli anni Novanta, 770.000 ettari del territorio erano costituiti da sabbie sterili, mentre l’80% del suolo mostrava evidenti segni di desertificazione. Oggi il global warming ha messo il popolo calmucco definitivamente in ginocchio. La situazione sembra irreversibile e la politica interna del Cremlino sulla regione non lascia intravedere alcun futuro migliore.
Cereso
di Stefanizzi Daniele
Il Messico conta 298 centri penitenziari, tra i più violenti di tutto il mondo. Il carcere di Merida (Cereso-centro de Readaptación Social) è gestito dal Prof. Francesco Javier Brito Herrera insieme ai Proff. Antonio Ramón Gonzáles Zetina e Alejandro Manuel Gonzáles Castillo. Francisco riceve il suo primo incarico nel 1999 e sposa questo progetto pienamente, dopo essersi dedicato per lungo tempo all’insegnamento di educazione civica nelle suole secondarie. Il carcere ospita circa 1200 detenuti di cui 1180 uomini e 20 donne, accusati di omicidi, abusi sessuali, violenza e “delitto contro la salute” (ovvero traffico di droga). Prima che subentrassero i tre gestori, il carcere versava in condizioni problematiche, con risse e aggressioni quotidiane tra i detenuti. Attraverso il dialogo e operazioni di sensibilizzazione il direttore e i suoi collaboratori sono invece riusciti ad apportare modifiche produttive, organizzando attività volte a promuovere una convivenza pacifica tra i detenuti, come lo sport e la scuola.
Oggi, seppur con i suoi problemi, il carcere di Merida è uno degli esempi più emblematici di reinserimento sociale, oltre ad essere il carcere meno violento di tutto il Messico. Nel 2022 si stima che un buon 60% dei detenuti, una volta scontata la pena, non vi fa più rientro.