Caio Mario Carrubba

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Caio Mario Garrubba (Napoli, 19 dicembre 1923 – Spoleto, 3 maggio 2015) è stato un fotoreporter italiano.
Uno dei massimi esponenti della fotografia italiana del XX secolo diventò ben presto noto come “il fotografo del comunismo della speranza”. Esclusivi i suoi reportage su Ho Chi Minh, Mao Zedong e Nikita Sergeevic Chruöcv. » stato il fotografo che con il suo obiettivo ha saputo mettere in risalto gli aspetti sociali e le contraddizioni del socialismo reale.
L’impegno sociale, la fotografia come strumento e non come fine, uno stile meno retorico e spettacolare di molti suoi contemporanei, meno calcato e per questo meno incline al linguaggio tipico del potere ma cosÏ moderno.
Molto vicino a Goffredo Parise, Garrubba ha viaggiato molto, molto ha raccontato il sud díItalia, la Cina e il mondo del blocco socialista.
Uomo schivo, aveva uno sguardo dolce, di amore nei confronti di uomini e donne che sognavano il mondo nuovo vagheggiato dal comunismo, quel mondo che, nonostante tutti gli sforzi, non è mai arrivato.
Cesare Colombo ne colse l’intima profondità e con una lucidità fuori dal comune così ne parla: “Pochi ricordano le foto di Caio Garrubba, quasi mai organizzate in servizi ampi e completi”. Ma proprio i suoi antichi esordi su Il Mondo mostrano uno sguardo bressoniano nella immediatezza e tuttavia diverso nelle motivazioni dell’accostamento al soggetto. L’adesione, la vicinanza culturale ed etica di Caio al popolo di Napoli, ad esempio, o alle borgate di Roma chiarisce una diversità assoluta dal modello di Henry Cartier Bresson. Caio era senz’altro un comunista-fideista, ma trasferiva la sua solidarietà verso gli umili in forme umanissime. Molto lontane dallo scetticismo-cattiveria  di HCB maestro nell’attacco “distaccato”. Forse i modelli umanistici francesi per Caio sono stati altri: Boubat, Doisneau, Izis. O meglio, potevamo riconoscere nei suoi sguardi l’eco del cinema italiano migliore, quello di De Sica-Zavattini o sopratutto di Rossellini. Nessuno come lui in quegli anni sviluppò una pietas perfettamente colta ed organizzata sul piano formale. Forse per questo piacque, senza diventar ricco, alla stampa tedesca e inglese che vi riconosceva i tratti italiani migliori, quelli meno caricaturali e cialtroni. Quelli che forse HCB e Klein prediligevano, ahimè.

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